Festa dei popoli padani, Noi c’eravamo!
E’ ruotato attorno all’intervento del Senatùr l’ultimo giorno della festa della Lega a Venezia. Bossi ha gridato la sua voglia di “combattere per la libertà, per la Padania”. “Ci sono milioni di persone pronte a farlo”, ha aggiunto il leader della Lega, “proporremo un referendum per la secessione”. C’è consapevolezza che per il partito non è un momento semplice, ma il governo va avanti perché “c’è molto altro da fare”.
Dal palco allestito sul Canal Grande, Umberto Bossi invita i suoi a tener duro ma con la promessa che il progetto ‘Padania’ va avanti: “Bisogna trovare una via democratica, forse referendaria, perché un popolo importante e lavoratore come il nostro, non può essere costretto a continuare a mantenere l’Italia”, spiega ricorrendo ai toni della “Lega delle origini”. “Fate bene i conti, ci sono milioni di persone pronte a lottare per la propria libertà. I popoli hanno diritto alla propria libertà – prosegue – Abbiamo diritto alla nostra libertà e se fosse necessario abbiamo la forza per ottenerla”.
Bossi parla anche della manovra. “Abbiamo salvato noi della Lega le pensioni – dice – Se non c’eravamo noi non so come finiva. Ma l’abbiamo spuntata”. Ricorda che “abbiamo portato a casa il federalismo fiscale – aggiunge – Non è ancora ottenere la libertà ma non vogliamo fermarci a metà strada”.
Prima del Senatùr, sul palco erano saliti anche Calderoli e Maroni. “Vorrei anche tirare le orecchie – ha detto il ministro per la Semplificazione – a qualcuno che dice bisogna far di qui, bisogna far di lì, e poi gli danno spazio sui giornali perché parla fuori dal coro. No ai fratelli coltelli come fa qualcuno. Se non c’era Bossi, non c’era la Lega. Se c’è da presentarsi vengono e dico: io rappresento la Lega e poi dopo dicono: io rappresento l’istituzione. E no, polvere sei e polvere ritornerai. Io, Maroni, gli altri noi non saremmo un cazzo senza Bossi. Ricordo ai più realisti del re che senza Bossi non sarebbe niente”.
Il ministro dell’Interno, Maroni, ha poi ribadito che “andare avanti è difficile ma per il Carroccio il governo non è un mezzo ma un fine per combattere la nostra battaglia sul federalismo e ci saremo fino a quando ce lo dirà Umberto Bossi”.